“Dietro ogni problema c’è un’opportunità.” 

Galileo Galilei

Le difficoltà della libera professione

Recentemente all’interno della nostra community, abbiamo lanciato alcuni sondaggi con lo scopo di tracciare determinati comportamenti dei professionisti iscritti.

Ci piace generare delle riflessioni a partire anche da dati quantitativi, i numeri possono essere di grande aiuto nell’evidenziare un problema ma allo stesso tempo nell’illuminare una soluzione.

Uno dei primi sondaggi permetteva a ciascun votante di scegliere una delle difficoltà legate all’esercizio della libera professione come psicologo.

Potevano scegliere tra:

  • Acquisire pazienti
  • Sentirsi abbastanza preparati
  • Fare rete
  • Marketing
  • Affitto studio

Qui di seguito potete vedere il grafico a torta con i risultati del sondaggio.


Discussioni dei dati

Il dato che mi ha maggiormente colpito è quel 31.3% che non si sente abbastanza preparato.

Ci siamo chiesti come fosse possibile, soprattutto perché all’interno di quel voto il 18% delle persone ha più di 50 anni.

Eppure, il percorso dello psicologo e/o dello psicoterapeuta comprende per lo meno 2 lauree, un anno di tirocinio, 1 esame di stato fino a poco fa costituito da ben 4 prove.

Se si vuole procedere con la specializzazione in psicoterapia le cose si fanno ancora più interessanti, aggiungendo altri 4 anni di studio con 150 ore di media annue di tirocinio.

Tuttavia, sembra che lo psicologo non si senta abbastanza preparato, almeno stando ai risultati di questo sondaggio.

È un dato interessante che fa riflettere rispetto all’efficacia e alla bontà del suo percorso formativo che apre inevitabilmente ad un quesito che aprirà la prossima sezione del presente articolo.


Questo percorso prepara effettivamente a poter svolgere la professione?

Il dato emerso di cui abbiamo discusso, si fa ancora più eclatante se confrontato con un altro nostro recente sondaggio.

Abbiamo chiesto agli utenti di rispondere in che modo si sarebbe scelto di correggere eventuali errori passati, immaginando di poter parlare con il “se stesso” di 5 anni prima.

Permetteva di scegliere tra:

  • Investire di più nella promozione di se stesso come professionista
  • Investire più soldi nella formazione
  • Investire di più nella costruzione di una rete fidata
  • Non fare lo psicologo e cambiare strada
  • Investire meno soldi nella formazione

Al primo posto nel sondaggio si è collocata l’opzione “investire di più nella promozione di se stesso come professionista” (38%) ma subito dietro “investire più soldi nella formazione” (25%) e all’ultimo posizione “investire meno soldi nella formazione” (0%).

Nessuno si è pentito di aver investito soldi nella formazione ma il 25% sostiene che avrebbe voluto investire più soldi nella formazione negli ultimi 5 anni, evidentemente confermando di non sentirsi abbastanza preparato.


Preparato per cosa?

Io credo che il punto sia riuscire a collocarsi nel mercato del lavoro in modo efficace ma tenendo anche conto della propria soggettività.

È in questo modo che lo psicologo può meglio definire la propria identità professionale.

In un mercato così complesso dove si ha la sensazione che le esigenze degli utenti a cui ci rivolgiamo cambiano in continuazione, il rischio è quello di farsi prendere dalla FOMO di doversi costantemente aggiornare perdendo di vista una cosa ben più essenziale.

Che cosa? La propria identità professionale, la propria stella polare, ciò che ci caratterizza come professionista e che ci permette di individuare le scelte in linea con la nostra soggettività, al mercato del lavoro in cui vogliamo inserirci.

Altrimenti rischiamo di essere delle schegge impazzite che continuano ad iscriversi a master e a corsi di formazione.

Individuiamo un corso piuttosto che ci aiuti a capire come interfacciarci con questo mercato del lavoro e che ci aiuti a costruire la nostra identità professionale.

Le competenze non spese, non sono considerabili tali.

Si ha modo di verificare e misurare le proprie competenze solo quando la si esercita.

Cosa diciamo allo psicologo?

Non ci sono scuse, non è che non sei abbastanza preparato, è che non sai come spendere le competenze che hai acquisito e non sai se sono quelle giuste per te.

Il problema, come sempre, è a monte.

23 May 2021
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L'autore

Riccardo Manini

Founder

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