Una breve storia di crescita professionale

Due giovani psicologi un tempo colleghi all’università si trovarono all’inizio del loro cammino professionale sue due strade completamente opposte.

Il primo giovane psicologo aveva deciso, subito dopo l’esame di stato di aprire il proprio studio e attendere l’arrivo di qualche paziente. Il tempo passava e nessun paziente bussò alla porta del suo studio. Spazientito, iniziò a lamentarsi e ad arrabbiarsi con il sistema universitario, l’ordine professionale, la cultura del suo paese. Perse tanto tempo ed energie e alla fine decise di intraprendere un’altra strada, svolgendo lavori non inerenti con la psicologia clinica.

Il tempo passava e il giovane psicologo perse ben presto la fiducia di poter coltivare la strada della psicoterapia e se ne dimenticò. Il suo sogno morì insieme ad una parte di lui, generando frustrazione e rimpianto.

Un altro giovane psicologo, dopo l’università, durante il tirocinio cercò di comprendere il mercato del lavoro in cui si stava per inserire, in alcuni momenti rimase molto spaventato ma non perse il coraggio e la lucidità, cercò sempre di tenere aperto l’oblò della speranza, essere giovani in fondo implica questo.

Dopo l’esame di stato aveva coltivato una piccola rete di colleghi, qualche soldo da parte per investire in una buona idea che aveva avuto. L’idea inizialmente piccola si trasformò con il tempo in un orto fertile che donava fiducia al suo animo e frutti con cui mangiare e vivere. Da quel piccolo orto, ne coltivò molti altri e la paura svanì.

I due che furono un giorno compagni di banco all’università si rincontrarono molti anni dopo.

“Che cos’hai fatto per tutto questo tempo?”

“Ho provato a piantare dei semi dopo l’università ma la terra non era buona, ora pianto semi ma per l’orto di altre persone e tu?”

“Anche io ho piantato semi come te vecchio amico ma ho atteso che maturassero, non mi sono mai perso d’animo. Ho studiato il terreno, il clima, la tecnica e ora ho l’orto che tanto desideravo”.


Che cosa ci insegna questa breve storia sulla crescita professionale?

Si potrebbe imbastire un discorso vastissimo, scrivere un libro, un trattato ma voglio essere sintetico e parlarti di cinque punti su cui secondo me si sviluppa la morale della favola.

  1. Non perderti d’animo. La prima cosa che mi sono ripromesso di fare già dai tempi dell’università, una volta deciso di fare psicologia è stata di non perdermi ma d’animo. Lo dovevo a me stesso, alle persone che avevano creduto in me al mio futuro. Non perdersi d’animo implicava non lamentarsi, avere coraggio, rischiare e non accusare gli altri.
  2. Coerenza, costanza e dedizione. Roma non è stata costruita in un giorno ma neanche Casale Pusterlengo se è per questo. Intendo dire che neanche le piccole imprese sono facili figuriamoci quelle grandi. Per cui non è importante quanto piccolo sia il tuo obiettivo, dovrai comunque serbare pazienza e continuare per la tua strada tracciata dai tuoi sogni, le tue idee e la tua passione con costanza e dedizione. Coerenza perché se hai fatto psicologia clinica all’università per me è importante andare fino in fondo a questa mano per vedere che piatto avrai alla fine, prima di cambiare mano.
  3. Impara a riconoscere i fossati e i vicoli ciechi. Più vai avanti nella tua vita e in ogni istante farai esperienza di momenti difficili, questi sono fisiologici, sono parte integrante del nostro percorso, impossibili da evitare, sono invece fondamentali. Il difficile è comprendere se sono dei fossati, ovvero dei momentanei ostacoli lungo il tuo percorso o dei vicoli ciechi che indicano che devi cambiare strada necessariamente. Appaiono come molto simili quando ci sei dentro, una delle sfide per crescere come professionista psicologo è saperli distinguere quanto prima.
  4. Se la terra brucia, cambia raccolto e terra il prima possibile. Spesso ci incaponiamo nelle nostre scelte, perché riteniamo che cambiare strada sia sinonimo di fallimento e invece fallisce solo chi perisce e persegue in un’idea morta, che non porta più da nessuna parte. Saper cambiare idea è un’arte che va lavorata come la lama più affilata. Chi perde tempo a chiedersi perché la terra è bruciata, rischia di bruciare con essa.
  5. Per lavorare come psicologo clinico e futuro psicoterapeuta sono essenziali tre cose. Anche nel malaugurato caso in cui tu stia frequentando una scuola (anche per me è stato così non credere) che non ti obbliga a fare una psicoterapia personale, tu falla comunque. È il miglior investimento che puoi fare per te stesso. Lo capirai dopo ma tu fallo. Le supervisioni falle e non farle con lo stesso terapeuta, è un’esperienza ulteriore che può arricchirti, farti conoscere una prospettiva differente, guidarti da una posizione diversa da quella del tuo terapeuta e non creare sovrapposizioni potenzialmente dannose per entrambi i lavori. Fai rete con i colleghi, ti servirà nei momenti difficili per supportarti, nei momenti belli per condividere le gioia di questa professione, nello sviluppo di progetti, nel dividere le spese di uno studio, nell’aprirti la mente. Non sai come fare? Per che cosa pensi che abbiamo inventato Minders? Scrivimi su linkedin, seguici su instagram o iscrivi alla nostra community di facebook ma fai qualcosa per rimediare a questa situazione!

Se sei disorientato, è normale non ti preoccupare ricordati che potresti essere semplicemente in un fossato, se torni indietro ora o cambi strada perdi un momento prezioso.


Risorse Utili

  • “Il vicolo cieco” di Seth Godin
  • “Chi ha spostato il mio formaggio” di Spencer Johnson
  • “Mestiere e Ispirazione” di Joseph Lichenberg
  • “L’apprendista terapeuta” di Giuseppe Pellizzari
7 July 2022
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L'autore

Riccardo Manini

Founder

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